Vescovi tedeschi: pillola del giorno dopo è lecita, ma solo in caso di stupro

La scelta consentire alle cliniche cattoliche di somministrare alle donne vittime di stupro la pillola del giorno dopo, fatta dal cardinale Joachim Meisner, di Colonia, è stata condivisa all’unanimità la scorsa settimana dai vescovi tedeschi riuniti a Treviri.
Meisner è uno dei quattro cardinali tedeschi che parteciperanno al conclave che eleggerà il nuovo Papa, e nei mesi scorsi aveva così commentato il rifiuto da parte di due cliniche cattoliche di somministrare la pillola del giorno dopo a una ragazza vittima di violenza: «Quello che è successo ci mortifica profondamente»; anche la Conferenza episcopale si era espressa sull’accaduto: “Dipende dai nostri fallimenti come Chiesa la mancanza di fiducia nell’Istituzione ecclesiastica”.

Il presidente della Conferenza episcopale, monsignor Robert Zollitsch, ha sottolineato che “La decisione di una donna vittima di violenza deve essere rispettata”, ma ha anche ricordato che la pillola del giorno dopo non costituisce un contraccettivo, e ha ricordato il divieto di utilizzare farmaci che provochino la morte dell’embrione. I contraccettivi d’emergenza in vendita in Germania sono due: uno previene l’ovulazione perché impedisce il distacco dell’ovulo fino a quando gli spermatozoi non perdono la loro capacità fecondante, l’altro perde la sua efficacia se la gravidanza è già iniziata.

Il consenso della Chiesa tedesca all’utilizzo di questi nuovi farmaci non rappresenta certamente un’apertura ai farmaci abortivi ma solo a quelli che impediscono la fecondazione dell’ovulo, come confermano fonti vicine alla Pontificia Accademia per la Vita: “Quella dei vescovi tedeschi non è un’apertura alla pillola del giorno dopo, cioè alla pillola abortiva, ma semplicemente a un farmaco con effetto contraccettivo il cui uso, nei casi di donne che abbiano subito violenza, è ammesso e non comporta problemi morali poiché il tentativo di concepimento è ottenuto per mezzo della forza e non scaturisce da un atto di amore coniugale”.

La Pontificia Accademia per la Vita nel 2005 si era espressa sulla pillola del giorno dopo: “…Risulta chiaramente che l’acclarata azione ‘antinidatoria’ della pillola del giorno dopo, in realtà è nient’altro se non un aborto realizzato con mezzi chimici. Non è coerente intellettualmente né giustificabile scientificamente, affermare che non si tratti della stessa cosa. Del resto, appare abbastanza chiaro che l’intenzione di chi chiede o propone l’uso di detta pillola è finalizzata direttamente all’interruzione di una eventuale gravidanza in atto, esattamente come nel caso dell’aborto; la gravidanza, infatti, comincia dalla fecondazione e non già dall’impianto della blastocisti nella parete uterina, come invece si tenta di suggerire”.

Quello che dunque per la Chiesa si configura come un aborto, non lo è per le normative statali e i protocolli sanitari, che considerano aborto solo la distruzione dell’ovulo fecondato già annidato nell’utero, visto che invece il mancato annidamento avviene spesso per cause naturali.
La Chiesa in passato aveva già valutato l’eventuale somministrazione della pillola anticoncezionale in caso di possibili stupri, come nel 1961 per il caso delle suore in Congo, che fu poi autorizzata, e nel 1996, in seguito al caso di una donna americana che aveva avuto un bambino dalla violenza subita quando era in coma irreversibile.
All’epoca, il teologo spagnolo Gonzalo Miranda, attualmente decano della Facoltà di Bioetica del pontificio ateneo Regina Apostolorum, chiarì: «Qualora vi sia un rischio grave e imminente di violenza, è lecito somministrare la pillola alle donne con handicap mentali, così come è lecito che la prendano le suore che si trovano in zone a rischio». Gli operatori sanitari tedeschi hanno comunque accolto la scelta con soddisfazione, come sottolinea in un’intervista al sito www.domradio.de Thomas Vorkamp, delegato dell’Associazione degli Ospedali cattolici: «La dichiarazione del cardinale contiene molti chiarimenti su come gli ospedali cattolici debbano comportarsi in futuro nei confronti delle vittime di violenza; è importante che negli ospedali gli operatori abbiano chiarezza… ora molte incertezze sono state eliminate.

In passato la pillola del giorno dopo è stata vista come una pillola abortiva e condannata solo da questo punto di vista; siamo sempre stati contrari alla pillola abortiva, ma nei casi di donne violentate è utile il chiarimento per poter dare loro il farmaco come prevenzione. Se è possibile la prevenzione, bene, ma se l’annidamento è già avvenuto, allora bisogna discutere come procedere oltre, e, se la donne decide per l’aborto, bisogna spiegare che l’intervento deve essere fatto in un altro ospedale».

 

 
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