Negli Stati Uniti la diffusione fra gli adolescenti della vaccinazione contro il Papillomavirus umano (Hpv) è in calo; varie le ragioni: i costi, la convinzione che non sia necessaria perché le proprie figlie non hanno ancora iniziato l’attività sessuale, i dubbi sull’efficacia, la mancanza d’informazione cui si associa la bassa percezione del rischio di infezione.
Dawn Holman, ricercatrice specializzata nella prevenzione del cancro nell’adolescenza e pre-adolescenza, presso i Cdc (Centers for Desease Control and Prevention, Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie), ha condotto una revisione della letteratura sull’argomento, pubblicata sulla rivista Jama Pediatrics.
Dai dati del National Immunization Survey-Teen, un’indagine condotta fra le adolescenti che fra il 2007 e il 2012 sono state vaccinate, Holman ha rilevato che: «La copertura con una dose, bivalente o quadrivalente, è salita dal 25% del 2007 al 54% del 2012, ma l’incremento, dal 2011 al 2012 è stato inferiore al punto percentuale; le adolescenti vaccinate con tre dosi passano invece dal 6% al 33%»; solo quindi un terzo delle ragazzine completa il ciclo di vaccinazione. Per comprendere le ragioni, il team di Holman ha svolto una metanalisi di 55 studi condotti fra il 2009 e il 2012, da cui è emerso che la prima ragione sta nel costo: 130 dollari per tre volte, ma questo costo dovrebbe diminuire grazie a programmi di assistenza finanziaria e soprattutto alla nuova riforma sanitaria approvata negli Stati Uniti lo scorso giugno.
Un’altra ragione che frena l’accesso alla vaccinazione sta nella convinzione dei genitori che le proprie figlie siano ancora troppo piccole per iniziare l’attività sessuale, e che quindi si può aspettare. In Italia, grazie al vaccino disponibile gratuitamente dal 2008, dopo l’iniziale impennata si è arrivati a una copertura, per le ragazze di 12 anni del 56%, ma con rilevanti differenze fra le varie regioni. Una percentuale comunque ben lontana dall’85%, con tre dosi, della Gran Bretagna. Anche in Italia, comunque, una delle ragioni della non ottimale copertura sta nella ritrosia di genitori e figlie, che sottovalutano il contagio da Hpv, che è fra le più comuni infezioni sessualmente trasmesse, che provoca 3.500 nuovi casi ogni anno, e che è la causa riconosciuta della seconda forma di cancro più diffusa nell’Unione Europea fra le donne dai 15 ai 44 anni, quella al collo dell’utero.
Gardasil e Cervarix sono i due vaccini disponibili, sviluppati dai ricercatori del National Cancer Institute, e che sono stati commercializzati dalle aziende farmaceutiche Marck e GalxoSmithKline; Gardasil è quadrivalente, costituito da tre iniezioni intramuscolari da fare in sei mesi. Protegge dalle infezioni da Hpv di tipo 6, 11, 16, 18 ed è stato approvato dal Fda (Food and Drug Administration, l’ente federale americano che vigila sugli alimenti e i farmaci) per la prevenzione del tumore da Hpv 16 e 18 al collo dell’utero, oltre ad alcuni tipi di cancro a vulva e vagina. Il farmaco può essere somministrato anche ai maschi dai 9 ai 25 anni, e svolge un’azione preventiva nei confronti delle verruche genitali da Hpv 6 e 11.
L’altro vaccino, il Cervarix, è bivalente, costituito da tre dosi da assumere in sei mesi, e protegge dall’Hpv di tipo 16 e 18; è raccomandato dalla Fda alle donne fra i 10 e i 25 anni. Spiega Holman: «Per ora non c’è protezione completa, ma arriva comunque al 70% dei cancri al collo dell’utero e, per il Gardasil, al 90% delle verruche genitali. I Cdc raccomandano comunque la vaccinazione di routine a tutte le ragazze fra gli 11 e i 12 anni».
Gli effetti collaterali di questi vaccini sono minimi, uno ogni mille (21mila eventi avversi su 57 milioni di dosi distribuite fra il 2006 e il 2013), nella quasi totalità (nove su dieci) non gravi, come capogiri, svenimenti, cefalea, nausea, orticaria, gonfiore o dolore dove è stata praticata l’iniezione. Negli Stati Uniti sono 79 milioni le persone infettate da Hpv e ogni anno si registrano 14 milioni di nuovi casi; sono 26mila, ogni anno, i nuovi casi di tumore attribuibili all’Hpv, di cui la maggior parte nelle donne, 17mila.
Fonti
Dawn M. Holman et al – Barriers to Human Papillomavirus Vaccination Among US Adolescents: A Systematic Review of the Literature Jama Pediatrics, November 25, 2013