Bjog: An International Journal of Obstetrics and Gynaecology, la rivista del Royal College of Obstetricians and Gynaecologists, ha pubblicato uno studio nel corso del quale sono stati elaborati i dati relativi a oltre cinque milioni di nascite (5,4 milioni), avvenute in 14 Paesi europei dal 1984 al 2007; per lo studio è stato anche utilizzato il database Eurocat (European Surveillance of Congenital Anomalies, Sorveglianza Europea sulla Anomalie Congenite), una rete per la raccolta di tutti i dati relativi ai nati vivi, alle diagnosi prenatali che comportano l’interruzione della gravidanza, e alle morti fetali che avvengono dopo la 20a settimana di gestazione.
Nei 23 anni presi in considerazione, sono risultati raddoppiati i parti plurimi e sono anche quasi raddoppiati i bambini nati malformati da questi parti; di 148.359 bambini nati con anomalie congenite importanti, il 3,8% erano nati da parti plurimi (il 27% in più rispetto ai parti singoli).
Breidge Boyle, ricercatrice e infermiera neonatologa presso l’Institute of Nursing and Health Research (Istituto di Ricerca Materno-fetale e infantile) dell’Università dell’Ulster, nell’Irlanda del Nord, spiega: «I difetti congeniti dopo nascite multiple sono saliti dal 5,9 per 10mila nascite, registrato tra il 1984 e il 1987, al 10,7 per 10mila del periodo 2004-2007. Un dato interessante è che con i parti plurimi quelle che aumentano sono le anomalie non cromosomiche, come la cardiopatia congenita; viceversa, sono diminuite le anomalie cromosomiche come la sindrome di Down».
I ricercatori nordirlandesi hanno anche rilevato che fra i nati vivi dai parti multipli erano più frequenti le anomalie congenite, mentre nelle gravidanze multiple gli aborti causati dal feto malformato erano meno probabili, essendo più frequenti i nati morti o le morti neonatali; osserva infatti Boyle: «L’equilibrio tra anomalie congenite e sopravvivenza è complesso, confuso com’è a causa delle scelte ostetriche durante il parto plurimo».
L’aumento dei parti plurimi e delle anomalie congenite potrebbe essere provocato dall’uso sempre più diffuso delle tecniche di riproduzione assistita e dalle particolari caratteristiche dei genitori. Anche se i nati malformati sono soltanto uno ogni mille nati, si pongono gravi problemi per le loro famiglie, e gli autori dello studio per questa ragione auspicano che vengano incrementati gli aiuti offerti dai servizi sociali e sanitari: «La coesistenza fra parti gemellari e nati vivi con anomalie congenite pone comunque una questione importante ».
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