Un’ampia analisi degli studi finora effettuati dal 1980 al 2015, conferma l’utilità della nuova strategia dei contraccettivi orali privi di intervallo senza terapia ormonale.
Quando alcuni anni fa furono introdotti nel mercato i contraccettivi orali combinati (estrogeni + progestinici), fu scelto il regime 21/7 (21 giorni di pillole attive, seguita da un intervallo senza terapia ormonale di 7 giorni), nel tentativo di imitare cicli mestruali mensili femminili e per rassicurare le donne che non erano in stato di gravidanza.
L’evidenza scientifica suggerisce, tuttavia, che i regimi 21/7 potrebbero non sopprimere completamente l’attività ovarica. È stato pertanto svolto uno studio per verificare il potenziale impatto dei 7 giorni di intervallo sull’attività ovarica, sull’efficacia contraccettiva e sugli eventuali eventi avversi. È stata inoltre valutata l’utilità dei contraccettivi orali combinati senza i tradizionali 7 giorni di intervallo senza terapia.
Lo studio ha analizzato tutti i lavori scientifici pubblicati sull’argomento tra gennaio 1980 e aprile 2015: 319 articoli di cui ne sono stati selezionati in particolare 161.
L’analisi ha rilevato la mancata soppressione ovarica nei 7 giorni di intervallo senza terapia è comunemente associato con lo sviluppo follicolare ed episodi di sanguinamento. Nel periodo di sospensione della terapia ormonale possono inoltre comparire disturbi quali mal di testa, dolore pelvico, gonfiore e tensione mammaria.
I dati più recenti indicano invece che l’aumento della soppressione ovarica, con regimi estesi di contraccettivi orali senza intervallo di sospensione, potrebbe contribuire a migliorare l’efficacia, la sicurezza e la tollerabilità dei contraccettivi orali combinati. Tuttavia, questi dati devono essere ulteriormente verificati da risultati di studi lungo termine di grandi dimensioni.
Fonte
London A, Jensen JT. Rationale for eliminating the hormone-free interval in modern oral contraceptives. Int J Gynaecol Obstet 2016;134(1):8-12.