Il Journal of the National Cancer Institute ha pubblicato uno studio secondo il quale per le donne di età matura è più sicuro fare la mammografia ogni due anni, e non tutti gli anni, perché i benefici sono gli stessi, ma diminuisce la possibilità di falsi risultati positivi; Dejana Braithwaite, del Dipartimento di Epidemiologia e Biostatistiche dell’Ucfs (University of California, San Francisco), che ha coordinato la ricerca, spiega: «Effettuare nelle donne anziane lo screening ogni due anni invece che una volta l’anno, non aumenta la probabilità di diagnosticare in ritardo il cancro al seno». I ricercatori statunitensi hanno analizzato i dati di quattro dei registri del Bcsc (Breast Cancer Surveillance Consortium, una rete di registri con le statistiche dei risultati delle mammografie di oltre due milioni di donne) e di cinque di quelli dell’organizzazione sanitaria Group Health Cooperative di Washington, coinvolgendo così oltre 140mila donne dai 66 agli 89 anni.
Sono state analizzate le probabilità di diagnosticare tumori allo stadio avanzato e di grandi dimensioni, e la probabilità cumulativa a dieci anni di ottenere falsi positivi, considerando la frequenza dello screening mammografico, dell’età e della presenza di altre patologie, con il risultato che la probabilità cumulativa di ottenere falsi positivi è risultata più alta fra le donne che si sottoponevano allo screening ogni anno, rispetto a quelle che vi si sottoponevano ogni due anni.
Nella fascia fra i 66 e i 74 anni si sono registrati falsi positivi nel 48% delle donne che facevano lo screening annualmente, mentre fra quelle che lo facevano biennalmente la percentuale scendeva al 29%; non è stata invece verificata nessuna differenza nelle percentuali per quanto riguarda le diagnosi di tumore al seno in fase avanzata.
Fonte
Braithwaite D, Zhu W – Screening Outcomes in Older US Women Undergoing Multiple Mammograms in Community Practice: Does Interval, Age, or Comorbidity Score Affect Tumor Characteristics or False Positive Rates? J Natl Cancer Inst 2013 Mar 6;105(5):334-41