Le nuove linee guida per la cura dell’osteoporosi

Otto società scientifiche italiane hanno redatto le nuove linee guida per la cura dell’osteoporosi.

 

La necessità dello sviluppo di nuove linee guida per la cura dell’osteoporosi è determinata da un fatto allarmante: solo 1 paziente su 5 è curato in modo adeguato. Esistono inoltre ancora notevoli difficoltà nella corretta diagnosi. Per tali motivi, si sono riunite otto società scientifiche (SIE, SIGG, SIMFER, SIMG, SIMI, SIOMMMS, SIR e SIOT) e hanno stilato le loro specifiche raccomandazioni, basate sui dati scientifici più aggiornati.

 

La gravità clinica dell’osteoporosi è dovuta al notevole aumento del rischio di fratture che comporta. A ciò si aggiunge la gravità sociale. Sappiamo infatti che, nel nostro Paese, l’osteoporosi colpisce 3,5 milioni di donne e 1 milione di uomini, soprattutto nella fascia della terza età.  La prevalenza dell’osteoporosi, aumentando parallelamente con l’invecchiamento della popolazione, è inoltre in costante crescita: si prevede che tale aumento sarà del 25% nei prossimi 20 anni. Va tuttavia rilevato che anche diverse patologie espongono maggiormente all’osteoporosi: ciò vale soprattutto per i pazienti con artrite reumatoide, connettiviti, ipertiroidismo e iperparatiroidismo. Ma la sfida più importante è comunque rappresentata dalla popolazione anziana. La maggiore complessità della gestione dell’osteoporosi nella terza età è dovuta al fatto che si tratta solitamente di persone portatrici di più patologie e poco inclini a seguire correttamente la terapia (solo il 50% dei pazienti con osteoporosi ha una sufficiente aderenza alla terapia dopo un anno).

 

Come già detto, l’osteoporosi aumenta il rischio di fratture ossee. Ciò può comportare gravi disabilità e aumentare notevolmente la mortalità e i costi sanitari. Si stima infatti che i pazienti con frattura del femore abbiano una mortalità simile a quelli con ictus o con carcinoma della mammella. Inoltre, il costo per il trattamento delle fratture da osteoporosi si aggira sui 7 miliardi di euro all’anno in Italia. Per quanto riguarda le spese ospedaliere, l’osteoporosi è stata responsabile di 70 mila accessi al Pronto Soccorso nel 2010 per fratture vertebrali e di 90 mila accessi per fratture femorali. Peraltro, avendo una sintomatologia meno specifica, si ritiene che le fratture vertebrali diagnosticate siano solo un decimo di quelle che si verificano realmente. Per agevolare una diagnosi precoce e stimare meglio il rischio di fratture da osteoporosi, sono stati validati vari strumenti, come, per esempio, l’algoritmo denominato FraHS.

 

Terapia dell’osteoporosi

 

La terapia farmacologica si basa soprattutto sull’uso di farmaci denominati: bifosfonati, denosumab e teriparatide. Tali farmaci vanno sempre associati all’assunzione di vitamina D, il cui uso è fondamentale, in quanto l’80% degli anziani ha un deficit di vitamina D. Recentemente è stato introdotto un nuovo agente, denominato abaloparatide, che è simile all’ormone paratiroideo (sintetizzato da specifiche ghiandole poste alla base del collo, all’interno della tiroide), coinvolto nella regolazione del metabolismo osseo.

Oltre alla terapia medica, per contrastare l’osteoporosi è importante una regolare attività fisica, una corretta alimentazione e l’astensione da fumo e alcol.

 

Riferimento

Commissione Intersocietaria per l’Osteoporosi (SIE, SIGG, SIMFER, SIMG, SIMI, SIOMMMS, SIR, SIOT). Linee Guida sulla gestione dell’Osteoporosi e delle Fratture da fragilità. 30.05.2017. Pubblicato su web.

 

 

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