Secondo i risultati di uno studio condotto da un team di ricercatori del West Midlands Perinatal Institute, di Birmingham, la causa del maggior numero di aborti spontanei sta nella restrizione del peso fetale; riuscire a fare una diagnosi precoce di questo problema potrebbe abbassare drasticamente il rischio di aborto.
Gli studiosi britannici, coordinati dal direttore Jason Gardosi, sono arrivati a questa conclusione osservando dal 2009 al 2011 una coorte di 92.218 feti singoli, tra cui 389 aborti spontanei alla ventiquattresima settimana di gestazione.
La mancata crescita fetale è stata messa in relazione con vari fattori: età della madre, indice di massa corporea, fumo attivo o passivo e consumo di alcol nel corso della gravidanza, diabete, ipertensione, cardiopatie, eventuali disturbi mentali; dall’analisi dei risultati è emerso che il 56% degli aborti spontanei è provocato da fattori di rischio che possono essere modificati, come l’eccessivo sovrappeso della madre (con un Indice di Massa Corporea pari o superiore a 30), il fumo in gravidanza, ma in larga parte dalla restrizione della crescita fetale, la cui mancata diagnosi provoca da sola circa un terzo di tutti gli aborti spontanei.
La restrizione della crescita fetale quadruplica il rischio di aborto, a parità di condizioni, ma addirittura, se non è diagnosticata nelle prime settimane, li raddoppia ulteriormente; in questo ambito il traguardo dell’assistenza prenatale deve essere la diagnosi precoce del rallentamento della crescita del feto, solo così si potrà diminuire l’incidenza di aborti spontanei, che in Gran Bretagna ha raggiunto negli ultimi vent’anni tassi più elevati rispetto alla media degli altri paesi avanzati. La ricerca è stata pubblicata sul British Medical Journal.
Fonte
Gardosi J et al – Maternal and fetal risk factors for stillbirth: population based study. BMJ 2013 Jan 24;346