Impedisce, fra l’altro, la diagnosi pre-impianto dell’embrione alle coppie portatrici di malattie genetiche: è la Legge 40, che regolamenta la procreazione medicalmente assistita; la normativa vieta anche la fecondazione eterologa e impedisce l’uso degli embrioni inutilizzabili ai fini di ricerca clinica e sperimentale, ma il prossimo 8 aprile la Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi sulla sua legittimità.
Da quando questa legge è in vigore, la parte relativa al divieto di diagnosi pre-impianto è stata respinta dalla Corte ben 29 volte; inoltre, nei giorni scorsi l’Italia ha subito una sanzione dal Consiglio d’Europa per la violazione dei diritti all’interruzione di gravidanza, previsti dalla Legge 194, a causa del numero di medici obiettori, enorme e in continua crescita.
Il segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, Filomena Gallo, spiega: «A richiedere il parere sulla legittimità delle Legge 40 in risposta all’azione legale di due coppie, sono altrettante ordinanze del Tribunale di Roma, secondo cui il divieto viola due articoli della Costituzione e due della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
In qualunque paese del mondo sarebbero già intervenuti i legislatori a modificarla, mentre qui si continua a dover fare ricorso ai tribunali. Speriamo in una decisione entro l’estate. La sentenza avrà poi effetto immediato, con valore di legge».
Una delle coppie che sono ricorse al tribunale, portatrice di una malattia genetica trasmissibile, dopo un aborto reso difficoltoso dall’obiezione di coscienza della gran parte dei medici che avrebbero dovuto praticarlo, è ricorsa alla procreazione medicalmente assistita in un centro pubblico, ma si è vista rifiutare la diagnosi pre-impianto dell’embrione; anche l’altra coppia, lui malato e lei portatrice di una malattia genetica che può portare alla morte a causa delle complicanze cardiorespiratorie, non ha ottenuto l’autorizzazione alla diagnosi pre-impianto.