La vaccinazione contro il Papillomavirus ha dimostrato un importante impatto sulla popolazione, permettendo di prevenire efficacemente le complicanze infettive.
L’impatto della vaccinazione contro il Papillomavirus (HPV) ha dimostrato l’efficacia di questa metodica preventiva, con vantaggi sia sulla popolazione femminile sia su quella maschile.
L’HPV è attualmente la più comune infezione a trasmissione sessuale e può avere importanti conseguenze cliniche, sebbene solitamente si auto-risolva in modo asintomatico. Il timore maggiore è riferito alle possibili lesioni preneoplastiche che possono essere indotte dall’HPV, soprattutto per lo sviluppo del carcinoma della cervice uterina. In generale, l’HPV è associato al 100% con carcinoma della cervice uterina, al 90% dei carcinomi anali e al 70% dei carcinomi vaginali. A tale riguardo, i genotipi HPV 16 e 18 sono gli agenti eziologici più comuni, mentre HPV 6 e 11 provocano lo sviluppo di verruche genitali. Il periodo di latenza dell’infezione (ossia il tempo impiegato dal virus per causare lesioni clinicamente evidenti) varia da mesi (per le verruche genitali) ad anni o decenni (per il carcinoma).
Sono stati quindi sviluppati vari tipi di vaccini: il bivalente (per HPV 16 e 18), il quadrivalente (per HPV 6, 11, 16 e 18) e l’enavalente (per 9 ceppi: HPV 6, 11, 16, 18, 31, 33, 45, 52 e 58). La vaccinazione è consigliata soprattutto alle adolescenti, prima che abbiano avuto rapporti sessuali. Lo studio PATRICIA ha stimato che, con una copertura vaccinale del 90% a livello mondiale, potrebbero essere evitati oltre 440.000 casi di carcinoma all’anno. Il vaccino si è dimostrato estremamente sicuro e molto efficace.
Sia per la lunghezza del periodo di latenza tra infezione e sviluppo di lesioni, sia per l’introduzione relativamente recente, è difficile fornire dati precisi sull’efficacia che ha ottenuto il vaccino sulla popolazione. A tale riguardo, l’Australia è stato il primo Paese a dotarsi di un adeguato sistema di monitoraggio, dimostrando così che il vaccino contro l’HPV ha consentito una riduzione dell’86% delle infezioni da HPV nella popolazione tra i 18 e i 24 anni. L’ampia copertura vaccinale ha inoltre permesso lo sviluppo dell’immunità di gregge sulla popolazione australiana; quindi, grazie alla riduzione della circolazione dell’HPV, anche le persone non vaccinate sono risultate protette. Per quanto riguarda i risultati clinici, l’Australia ha visto una diminuzione del 92% dell’incidenza di verruche genitali e del 47% dei carcinomi.
Nonostante le donne siano il principale obiettivo della copertura vaccinale, è consigliabile vaccinare anche gli uomini, per ridurre la circolazione di HPV nella popolazione generale e l’incidenza di verruche genitali nei maschi.
In conclusione, l’introduzione del vaccino ha permesso di ridurre notevolmente le infezioni da HPV e le sue complicanze, ma sono necessari ulteriori studi che monitorino nel tempo l’effettiva riduzione di incidenza di carcinoma per confermare l’efficacia di questa misura preventiva.
Bibliografia
Lee LY, Garland SM. Human papillomavirus vaccination: the population impact. F1000Res 2017;6:866.