Hpv-Unit, per combattere il Papilloma virus

È stato inaugurato nei giorni scorsi a Roma l’Hpv-Unit, il Centro Multidisciplinare per lo Studio dell’Human Papilloma Virus, il primo di questo tipo in Italia, che si occupa di diagnosi e terapia di questo virus, di prevenzione e di informazione, sia per i cittadini che per i medici, e delle patologie potenzialmente cancerogene che provoca.
Fra il 50% e l’80% delle persone che hanno un’attività sessuale viene in contatto con il virus, anche perché non è necessario avere un rapporto completo per contrarlo; spesso non viene neanche percepito e regredisce spontaneamente, ma in alcuni casi può provocare condilomi o verruche nell’apparato genitale (nella maggior parte dei casi con i tipi 6 e 11) e in una percentuale più bassa, se localizzato nel collo dell’utero (tipi 16 e 18), dopo anni può causare lesioni precancerose (displasie o Cin, Cervical Intraepithelial Neoplasia, Neoplasia cervicale intraepiteliale), che possono regredire spontaneamente o trasformarsi in carcinoma della cervice uterina, se non curate.
Coordinatori dell’Hpv-Unit sono il ginecologo Luciano Mariani e il virologo Aldo Venuti; spiega Mariani: «Il virus Hpv è estremamente comune e frequente, e la sua presenza non si traduce nell’avere lesioni pre-tumorali destinate a progredire, e ancor meno avere il cancro. Anzi, sappiamo che la stragrande maggioranza delle infezioni da Hpv, oltre l’80%, regredisce spontaneamente, specie in giovane età. Per valutare la gravità dell’infezione, il ginecologo esegue una tipizzazione, un test di laboratorio per capire se si tratta di un virus a rischio basso o alto; anche in quest’ultimo caso non occorre però intervenire subito, data la tendenza di queste lesioni a regredire spontaneamente, ma in genere si fa un controllo a distanza di sei mesi. Se l’infezione persiste, si effettuano ulteriori esami: colposcopia e biopsia; se è il caso, si asporta la lesione con il laser o con un intervento, la conizzazione, che toglie la parte del collo dell’utero a rischio. Questo non compromette la vita sessuale o la gravidanza».
Fra la popolazione maschile l’infezione sembra che sia più frequente ma che regredisca più facilmente, come osserva Venuti: «Gli uomini non sono esenti dal problema; il Papilloma virus è responsabile sia dei condilomi, che sono più diffusi nella popolazione maschile che in quella femminile, sia di rare forme di cancro che colpiscono pene e ano (i cui casi sono in aumento soprattutto fra gli omosessuali, e quasi tutti legati al virus). Senza contare i tumori della bocca, che interessano entrambi i sessi e sono aumento».
Secondo gli esperti il problema va considerato come un problema di coppia e per questa ragione si sta discutendo se sia opportuno vaccinare anche i ragazzi; a questo proposito Venuti spiega: «La vaccinazione porterebbe sicuramente a una diminuzione della circolazione dei genotipi virali più frequenti, con la drastica riduzione delle patologie correlate all’infezione, e inoltre proteggerebbe i ragazzi dai condilomi e dalle altre patologie connesse all’infezione da Hpv. Negli ultimi anni c’è stata una straordinaria e rapidissima evoluzione scientifica che ha portato alla messa a punto del vaccino e dei test virali; dagli anni ’90 a oggi si assiste a una vera e propria esplosione di studi e ricerche scientifiche in merito a questo virus. I problemi legati a questo virus sono interpretabili e correttamente comunicabili solo attraverso un costante aggiornamento da parte dei medici, che devono poi spiegarsi al meglio con i loro pazienti, per evitare confusione e timori ingiustificati».
Il Centro costituisce una realtà polispecialistica nata dalla collaborazione fra l’Ire (Istituto Nazionale Tumori Regina Elena) e l’Isg (Istituto Dermatologico San Gallicano) di Roma, che si vale delle competenze degli esperti di entrambi gli Irccs.

 

Fonte
Inaugurazione “’Hpv-Unit’” primo centro polispecialistico all’ Istituto nazionale tumori Regina Elena-San Gallicano, gennaio 2013

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