Le donne in gravidanza che soffrono di ipertensione cronica hanno maggiori probabilità rispetto alle coetanee con pressione nella norma di avere complicanze nell’esito della gravidanza, in particolare: parto prematuro, basso peso alla nascita e morte neonatale. «E ciò presuppone la necessità di predisporre una stretta sorveglianza in questo sottogruppo di pazienti» sottolinea Lucy Chappell, professore di medicina materno fetale al King’s College di Londra e coautrice di uno studio pubblicato sul British Medical Journal.
L’ipertensione cronica complica in media tra l’1 e il 5% delle gravidanze, ma la sua prevalenza sembra destinata ad aumentare, come suggerito da una recente ricerca condotta negli Stati Uniti. Soprattutto a causa della crescente diffusione di malattie croniche come obesità e disturbi del metabolismo, diabete in testa, condizioni note entrambe per essere fattori favorenti dell’ipertensione cronica che nell’insieme possono portare al manifestarsi della sindrome metabolica.
Gli autori dello studio sottolineano l’esistenza di due tipi di ipertensione in gravidanza: quella cronica e la gestazionale. L’ipertensione cronica è già presente prima del concepimento e continuerà ad esserlo anche dopo il parto. L’ipertensione gestazionale (pre-eclampsia), al contrario, si manifesta durante la gravidanza; entrambe le forme possono complicare il decorso».
Partendo da questi presupposti i ricercatori del King’s College hanno svolto una revisione sistematica della letteratura per verificare l’esistenza di un’effettiva correlazione tra ipertensione cronica e complicanze gravidiche. Consultando i maggiori database biomedici gli autori hanno selezionato 55 studi condotti in 25 Paesi in tutto il mondo, raggiungendo un totale di circa 800.000 gravidanze. Le complicanze negative prese in considerazione erano le seguenti:
- parto pretermine, avvenuto prima della 37° settimana di gravidanza;
- basso peso alla nascita, inferiore a 2.5 kg;
- morte perinatale, ovvero morte del feto dopo la 20° settimana di gestazione, oppure feto nato morto o morte neonatale entro un mese dopo il parto;
- ricovero subito dopo la nascita in terapia intensiva neonatale.
Conclusioni dello studio
Tra le conclusioni dell’analisi, gli Autori hanno sottolineato che nelle donne con ipertensione cronica il rischio di pre-eclampsia osservato era quasi otto volte superiore rispetto quello evidenziato tra le donne normotese. Anche gli esiti negativi, sia gestazionali che neonatali, mostravano una maggior rischio, almeno doppio, di verificarsi rispetto alla popolazione generale.
Gli Autori hanno quindi concluso che la presenza di ipertensione cronica è correlata a un’alta incidenza di esiti negativi della gravidanza, e sollecitano una maggiore sorveglianza prenatale nelle gravide ipertese croniche, ma sottolineano anche l’evidente necessità di una maggiore comprensione dei meccanismi pato-fisiologici dell’ipertensione cronica, una maggiore sensibilizzazione verso i fattori predittivi e una gestione più efficace da parte anche del ginecologo di una patologia sempre più frequente, iniziando prima che la donna ipertesa cronica cerchi un figlio.
La continua incertezza circa gli effetti materni e perinatali della terapia antipertensiva evidenzia la necessità di avviare ampi studi osservazionali (per esempio, attraverso registri anagrafici) e studi randomizzati e controllati di terapia farmacologica nelle donne con ipertensione cronica, per determinare una gestione più mirata per la madre e per il feto.
Fonte
Kate Bramham et al – Chronic hypertension and pregnancy outcomes: systematic review and meta-analysis. BMJ 2014;348:g2301