Ginecologi e ostetriche: il 90% ha aderito allo sciopero

I previsti tagli al Servizio Sanitario Nazionale, la mancata attuazione della riforma dei punti nascita approvata nel 2010, e la continua crescita dei contenziosi medico-legali, sono stati le cause del primo sciopero nazionale messo in atto da ginecologi e ostetriche il 12 febbraio scorso, che ha visto la partecipazione di oltre il 90% del personale coinvolto; i 15mila professionisti che si sono astenuti dal lavoro hanno comunque garantito tutte le emergenze. I cesarei programmati e rimandati sono stati 1.100.
Il presidente Sigo (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia), Nicola Surico, precisa: «Il nostro obiettivo è assicurare la totale sicurezza alle madri che partoriscono nel nostro Paese. L’insostenibilità dei costi delle polizze assicurative, la difficoltà di sottoscriverle a causa dei costi elevatissimi, e il mancato obbligo di tutela assicurativa da parte delle aziende, ci pone in seria difficoltà in vista dell’obbligo di contrarre un’assicurazione professionale entro il 13 agosto di quest’anno. Le forze politiche devono inserire nei programmi di governo il tema del contenzioso medico-legale, prevedere l’obbligatorietà della polizza assicurativa da parte delle Asl, e un tetto ai risarcimenti, così come avviene in altri stati».

Sul tema delle questioni medico-legali, il Coordinamento Italiano Medici Ospedalieri (Cimo) chiede la depenalizzazione dell’atto medico, esclusi naturalmente i casi di dolo, l’introduzione della lite temeraria con diritto di rivalsa da parte del medico verso chi intenta causa senza fondamento clinico, l’inversione dell’onere della prova, l’obbligo di percorsi extragiudiziali e penalizzazioni per chi rifiuta l’accordo strumentalmente, l’introduzione dell’alea terapeutica (come effetti avversi imprevedibili con l’uso di un farmaco).

Sergio Barbieri, segretario Cimo della Lombardia, sottolinea: «Adesso, il 95% delle richieste di risarcimento finisce in tribunale, mentre nel resto d’Europa sono trattate extragiudizialmente, e oltre il 70% dei medici è prosciolto o assolto, dopo processi che durano anni».

 

Fonte
La Redazione, 19 febbraio 2013

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