La rivista Jcem (The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism) ha pubblicato un documento ufficiale del Council of the Us Endocrine Society che denuncia l’assenza di un metodo di misurazione standardizzato e preciso dell’ estradiolo, con la conseguenza che i dati delle misurazioni che si eseguono nei laboratori risultano imprecisi e disomogenei.
Questo è un problema non solo per la valutazione dei risultati degli esami nel corso della pratica clinica, ma anche per l’analisi dei dati negli studi epidemiologici e per la compilazione delle linee guida.
L’estradiolo è fondamentale per lo sviluppo sessuale e ha influenza, fra l’altro, sulle ossa, sulla pelle, i vasi sanguigni, i muscoli, il cervello, e le eventuali modifiche del suo dosaggio nel sangue possono indicare malattie coronariche, cancro al seno, ictus, o fornire soluzioni per la diagnosi e la cura dell’infertilità.
Il primo autore del documento e docente presso il Dipartimento di Medicina della Columbia University, William Rosner, spiega: «È importante dosare con esattezza l’estradiolo plasmatico, composto implicato nella malattia coronarica, nell’ictus e nel cancro al seno, e inoltre parte integrante del trattamento dell’infertilità. A oggi, tuttavia, non c’è accordo su un singolo test e il medico deve mandare lo stesso campione a tre laboratori diversi per avere tre diversi risultati; in altre parole, quando si tratta di determinare il livello di estradiolo di un paziente, tutti dovrebbero poter misurare la stessa cosa, ma oggi non è proprio così.
La nostra capacità di misurare correttamente gli ormoni non ha tenuto il passo con la crescente importanza della medicina clinica; dai nostri dati emerge che il test ideale dovrebbe essere sensibile, specifico, accurato e preciso su un ampio intervallo di concentrazioni. Oggi, invece, negli Stati Uniti i campioni ematici sottoposti a test per estradiolo sono analizzati con una quantità di metodi diversi: un sondaggio svolto nel 2011 dal College of American Pathologists, ha appurato che l’estradiolo veniva dosato utilizzando 28 metodi diversi di immunodosaggio provenienti da otto diverse aziende produttrici; ecco perché raccomandiamo uno standard unico cui facciano riferimento tutte le misurazioni».
Per esempio, cita Rosner, per verificare la risposta al trattamento nelle donne con cancro al seno trattate con inibitori dell’aromatasi, l’esame dovrebbe rilevare valori molto bassi di estradiolo, compresi fra meno di 1 pg/mL e 5 pg/mL; per monitorare l’induzione dell’ovulazione nelle donne fecondate in vitro, i test dovrebbe invece misurare il modo preciso livelli di estradiolo molto alti, fino a 3.000 pg/mL.
Fonte
Rosner W et al – Challenges to the Measurement of Estradiol: An Endocrine Society Position Statement. J Clin Endocrinol Metab. 2013 Mar 5. [Epub ahead of print]