Il diabete gestazionale (GDM) è una condizione di intolleranza glucidica di entità variabile, diagnosticata per la prima volta in gravidanza. Generalmente si risolve nel puerperio, ma costituisce un fattore di rischio di diabete conclamato sia per la madre sia per il nascituro.
I principali fattori di rischio di GDM sono:
- Pregresso diabete gestazionale
- Familiarità (parenti di primo grado) per diabete mellito di tipo 2
- Età materna ≥35 anni
- Sovrappeso o Obesità (BMI pregravidico ≥25 kg/m²)
- Macrosomia fetale in una precedente gravidanza (peso alla nascita > 90° percentile)
- Etnie ad elevato rischio (Asia meridionale, Medio Oriente, Caraibi)
L’incidenza di GDM è in aumento, ed è stimata attorno al 7%. Questa tendenza può essere dovuta a diversi fattori, come il procrastinare la maternità e un aumento delle gravidanze gemellari dovuto al ricorso alla fecondazione assistita (spesso causata da diminuita fertilità per età avanzata), oltre ad uno stile di vita sedentario e un’alimentazione scorretta, che favoriscono il sovrappeso e l’obesità. In particolare, le gravidanze gemellari come esito di fecondazione assistita pare siano maggiormente a rischio rispetto alle gravidanze gemellari spontanee (Daniel, 2001). Lo Screening e la diagnosi di GDM costituiscono da sempre un argomento controverso: non in tutti i Paesi le Linee Guida raccomandano lo screening universale. Anche i criteri diagnostici differiscono, in termini di glucosio utilizzato durante il test da carico orale (50 g, 75 g o 100 g), di valori soglia e numero di valori superiori alla soglia necessari per porre diagnosi. Per la sua elevata morbilità materno-fetale (come il rischio di preeclampsia, parto distocico, Sindrome da Distress Respiratorio), è di vitale importanza riconoscerlo e trattarlo tempestivamente. Recentemente, alcuni ricercatori americani hanno stabilito, valutando i risultati di uno studio clinico, una nuova soglia ottimale dei livelli glicemici per porre diagnosi di GDM in caso di gravidanze gemellari. Lo studio è stato condotto su 475 donne in gravidanza gemellare, dal 2005 al 2013. Lo screening è stato eseguito tra la 24° e la 28° settimana di gestazione mediante minicurva (test da carico con 50 mg di glucosio e rilevamento del valore glicemico dopo 1 ora). In caso di valore glicemico ≥ 135 mg/dL, veniva eseguito il Test da carico con 100 mg e misurazione della glicemia a 3 ore. In caso di anormalità di 2 valori su 4 si poneva diagnosi di GDM. Il cut off di 135 mg/dL manteneva una sensibilità del 100% ed aumentava la specificità al 76,4%, diminuendo cioè i falsi negativi, rispetto alla soglia di 140 mg/dL. «Con la crescente prevalenza di gravidanze gemellari, capire come migliorare la capacità di diagnosi del Diabete Mellito Gestazionale è importante, a causa delle circostanze eccezionali che possono mettere questo gruppo a maggior rischio per lo sviluppo di insulino-resistenza» ha dichiarato il Prof. Nathan S. Fox dell’Icahn School of Medicine di Mount Sinai. «Abbiamo scoperto» – continua il Prof. Fox – «che il valore di soglia ottimale di GCT, Glucose Challenge Test, nella prima fase di screening, sembra essere ≥ 135 mg/dL». Gli autori sostengono quindi che in caso di gravidanza gemellare è bene fare riferimento a una soglia più bassa per la diagnosi di GDM, proprio perché si tratta di gravidanze già a rischio. Pur essendo questa considerazione valida in termini di principio, occorre tenere presente che la Società Italiana di Diabetologia raccomanda di NON utilizzare per lo screening del GDM la minicurva associata al carico di glucosio con 100 mg.
Per saperne di più … Lo abbiamo chiesto al Dott. Rocco Gallicchio
Ginecologo, Direttore Sanitario del Buonarroti Medical Center, Centro per la salute della donna di Milano.
Per saperne di più … Lo abbiamo chiesto alla Dott.ssa Caterina Lamanna Medico Diabetologo, Agenzia Diabetologica dell’Ospedale di Careggi (Firenze)
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