La Commissione Sanità del Senato ha recentemente votato l’Indagine conoscitiva sui punti nascita da cui emerge che “… La sanità materno-infantile italiana si pone a livelli di eccellenza ma con difetti organizzativi e strutturali…”: calo della mortalità sia materna che infantile, scarso utilizzo dell’anestesia epidurale, aumento del numero delle gravidanze a rischio, eccesso di punti nascita che registrano pochi parti.
La mortalità materna è scesa dal 1955 al 2006-2007 da 133 a 1,6 e 2 per 100mila; il rapporto più alto è stato registrato in Sicilia, quello più basso in Emilia Romagna.
Non esistono incentivi economici per l’analgesia nel corso del parto, che viene rimessa alla disponibilità delle singole strutture; la diffusione dell’anestesia nel parto è ostacolata, secondo l’indagine, da scarsa informazione, scarsità di personale e da fattori culturali, riconducibili al pensiero cattolico che associa il parto alla sofferenza biblica.
Le gravidanze a rischio sono in aumento a causa della diffusione delle tecniche di procreazione assistita, del moltiplicarsi delle gravidanze multiple e delle nascite pretermine: nel 2011 l’1,4% dei bambini sono nati al di sotto delle 28 settimane e il 4,9% prima delle 34 settimane; anche l’aumento dell’età alla quale le donne affrontano la prima gravidanza contribuisce ad aumentarne il rischio.
La maggior parte dei parti avviene in punti nascita dove ogni anno si fanno almeno 1.000 parti, ma sono ancora molte (158) le strutture dove di parti se ne fanno meno di 500 (il 9,11% del totale dei parti); queste strutture si trovano per la maggior parte al Sud (112, il 70,9%) dove si trovano anche soltanto tre delle 30 strutture dove in Italia avvengono più di 2.500 parti.
Il numero di parti registrato in Italia nel 2008 è stato di 600mila circa (dati dei Certificati di Assistenza al Parto, Cedap), con un numero medio di figli per donna di 1,42 e un’età media delle madri italiane di 32,4 anni e di 28,9 anni per le straniere; Sardegna, Molise e Basilicata sono le regioni in cui nascono meno bambini.
Fonte
Sanità News ISS, 3 dicembre 2012;
Cedap 2009, gennaio 2012