Nel corso della V Giornata Mondiale del Neonato Prematuro, che si è celebrata nei giorni scorsi, la Società Italiana di Neonatologia (Sin) ha lanciato l’allarme sull’aumento del numero di bambini che nascono prima del termine naturale di 37 settimane di gestazione; questa notizia è parzialmente compensata dalla diminuzione della natimortalità, rappresentata nella maggior parte dei casi da morti avvenute pretermine.
Secondo il Rapporto dei Certificati di Assistenza al Parto (Cedap), nel 2012 i nati sono stati 534.186 (548.504 nel 2010); 38.461 di questi (7,2%) sono nati prematuri, contro i 38.395 (7%) del 2010; nel 2012 il 6,2% di loro pesava fra i 1.500 e i 2.500 grammi, e l’1% pesava meno di 1.500 grammi.
La percentuale di nati morti derivata dall’essere prematuri si limita però al 2,4%; grazie infatti alle cure ricevute nei reparti di Terapia Intensiva Neonatale, la quasi totalità (98,2%) dei bambini nati prima del termine non subisce complicazioni. Numerose le cause di questo incremento di parti prematuri: l’aumento dell’età media in cui le donne affrontano la maternità, gli stili di vita delle madri, le patologie della gravidanza come ipertensione, infezioni e patologie alimentari, e l’aumento delle gravidanze ottenute con la Pma (Procreazione Medicalmente Assistita).
Il presidente Sin, Costantino Romagnoli, spiega: «Diminuire il numero dei nati pretermine è una delle grandi sfide sociali dei nostri tempi, così come curarli adeguatamente, e per questo chiediamo al ministro della Sanità di inserirla come priorità nel Patto per la Salute. Anche se abbiamo fatto progressi enormi nel trattamento dei bambini nati prima della 37a settimana, e le Terapie Intensive Neonatali hanno raggiunto livelli di eccellenza, bisogne cercare di evitare i parti pretermine, e questo significa recuperare una dimensione naturale e più ‘slow’ della gravidanza, che la maggior parte delle donne, soprattutto quelle che lavorano, vivono con molto stress, che si ripercuote sulla gestazione e sul parto».
Progressi tecnologici come monitoraggi, ventilazione meccanica, nutrizione parenterale, hanno portato miglioramenti decisivi, che sono stati possibili grazie anche all’incentivazione dell’allattamento materno; le banche del latte danno un grande contributo, ma le disponibilità non sono ancora sufficienti, nonostante l’aumento delle donatrici.
Le terapie del dolore, poi, limitando lo stress di questi neonati, assicurano un aumento della loro sopravvivenza. I costi dei trattamenti hanno un’incidenza sul Servizio Sanitario Nazionale, come sottolinea Romagnoli,: «Per ogni nato pretermine i costi oscillano fra i 50 e i 100mila euro in fase acuta della patologia, ma a questi vanno aggiunti anche i costi di eventuali interventi riabilitativi, quando si verificano handicap più o meno gravi».
Nel corso del recente Festival Internazionale del Film di Roma è stato presentato un cortometraggio, Nato Prematuro, realizzato da Enzo Cei con la consulenza scientifica di Antonio Boldrini, membro Consiglio direttivo Sin, e con il finanziamento della Direzione per il Cinema del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Il documentario, racconta il rapporto fra il neonato e l’ambiente dei medici e degli infermieri che lo accolgono in un reparto di Neonatologia, e descrive il percorso di assistenza e cure cui è sottoposto.
Fonti
- V Giornata Mondiale del Neonato Prematuro, Società Italiana di Neonatologia
- “Nato prematuro”, Il film documentario di Enzo Cei