Le infezioni urinarie sono più frequenti nei mesi caldi. Questa osservazione è confermata da recenti dati ospedalieri.
Sono ormai ben riconosciuti i più comuni fattori di rischio delle infezioni urinarie (UTI, Urinary Tract Infections), che includono: sesso femminile, storia pregressa di infezioni urinarie, attività sessuale e – probabilmente – limitata assunzione di liquidi o disidratazione. A tali fattori individuali, può essere aggiunto quello ambientale della stagionalità. È infatti nota un’aumentata incidenza delle UTI nelle stagioni più calde. (1)
Questo dato è stato rilevato con studi osservazionali (Rossignol et al. PLoS One, 2013) che hanno dimostrato come le vendite di antibiotici nelle farmacie e i dati di ricerca su web sull’argomento delle UTI registrino un aumento significativo in estate (8-20% in più rispetto all’inverno). Questa tendenza è stata registrata in Francia, Germania, Italia, Stati Uniti, Cina, Brasile e Australia. (2)
L’osservazione suddetta è stata recentemente confermata da uno studio ospedaliero. D’altra parte, va ricordato che, sebbene la maggior parte delle UTI siano trattate in regime ambulatoriale, i casi gravi o complicati spesso richiedono il ricovero in ospedale; tale necessità è in aumento negli ultimi dieci anni, forse in parte a causa della crescente resistenza agli antibiotici usati per il trattamento delle UTI. (1)
Uno studio statunitense ha quindi analizzato 581.813 ricoveri ospedalieri con diagnosi primaria di un UTI e 56.630.773 ricoveri non UTI, su tutto il territorio nazionale. Questi dati sono stati messi in relazione con le informazioni metereologiche del National Climatic Data Center, per stimare la temperatura media mensile dei diversi siti ospedalieri. È stato quindi notato che la probabilità di una diagnosi di UTI aumenta con il crescere della temperatura climatica. Per esempio, rispetto ai mesi con temperature medie di 5-7,5 °C, in un mese con una temperatura media di 27,5-30 °C si ha il 20% in più di probabilità di una diagnosi primaria di UTI. Tuttavia, è stato anche rilevato che le probabilità di ricovero per UTI diminuiscono nei mesi con temperature medie estremamente elevate (>30 °C). Ciò è probabilmente dovuto a cambiamenti nel comportamento (vedi avanti). (1)
Le ragioni della stagionalità osservata nell’incidenza di IVU sono sconosciute. Le spiegazioni ipotizzate includono: (1)
- possibile “profilassi involontaria” ottenuta nei mesi freddi, con l’uso di antibiotici per il trattamento delle infezioni respiratorie
- aumento di attività sessuale e viaggi in estate
- ambiente più favorevole – su ospiti e patogeni –, determinato dal caldo, per le infezioni urinarie
- ridotta idratazione e quindi ridotta produzione di urina e clearance dei potenziali patogeni urinari, nei mesi caldi.
La singolare osservazione della riduzione di ricoveri per UTI con temperature medie ≥30 °C può essere dovuta a cambiamenti nel comportamento associati a temperature estremamente calde, quali alterazioni delle attività fisiche e all’aperto e l’uso dell’aria condizionata. Va inoltre considerato il possibile adattamento dell’organismo alle alte temperature per le persone abituate a vivere in regioni che abitualmente sperimentano temperature elevate. Queste persone potrebbero essere meno sensibili – in riferimento all’esposizione al rischio di UTI – a condizioni climatiche estremamente calde rispetto a quelle che vivono in regioni generalmente più fredde.
Bibliografia
- Simmering JE, Cavanaugh JE, Polgreen LA, Polgreen PM. Warmer weather as a risk factor for hospitalisations due to urinary tract infections. Epidemiol Infect 2018;146(3):386-393
- Rossignol L, Pelat C, Lambert B, et al. A method to assess seasonality of urinary tract infections based on medication sales and google trends. PLoS One 2013;8(10):e76020